novitainlibreria.it ha intervistato Don Ugo Moncada autore del romanzo Acerboli E La Città Sommersa

Ugo Moncada

novitàinlibreria.it ha intervistato Don Ugo Moncada autore del romanzo Acerboli E La Città Sommersa

Acerboli

Don Ugo Mancada è l’esordiente autore del romanzo fantastico Acerboli E La Città Sommersa (Bookabook, 2021): riminese, classe 1979 è parroco della frazione di  San Vito a Sant’Arcangelo di Romagna e ha accettato il nostro invito a raccontarci la sua nuova avventura nel difficile e affascinante mondo dei libri.

Com’è nata l’idea di Acerboli E La Città Sommersa?

Lo spunto per iniziare a scrivere è venuto da un furto che abbiamo subito in parrocchia: in chiesa custodiamo, in una teca di vetro, le reliquie del Beato Simone Balacchi e giorno abbiamo trovato la teca infranta, ma l’unica cosa che mancava era una medaglia che era legata al saio del Beato.

Ho pensato di scrivere un racconto, inventandomi i retroscena i questo insolito furto e così è cominciata l’avventura.

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

Mentre scrivevo ed elaboravo la storia di Acerboli mi sono reso conto di avere in testa i ragazzi con i quali ho speso tanto tempo in questi anni, le loro domande, le esperienze fatte insieme: ho capito che stavo scrivendo per loro, perché hanno ispirato i personaggi e le situazioni del romanzo anche se non ci sono riferimenti specifici.  In questo senso, nel romanzo c’è qualcosa di me.

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Molti li conosco, mi danno spesso dei feedback sul romanzo e sono contento che lo stiano apprezzando.

 Per i santarcangiolesi leggere il mio libro è una esperienza particolare: sono i loro luoghi a costituire l’ambientazione principale del racconto ed è divertente camminare per la città pensando “qui è successa quella cosa, qui quell’altra”.

Quando e perché hai deciso di diventare uno scrittore?

Non è stata una decisione e, in effetti, non  mi ritengo uno scrittore: un conto è  scrivere un libro, un altro è essere scrittori e nel mio caso, anche se la gente mi chiama già il “prete scrittore”, credo che sia un po’ prematuro; sto scrivendo ancora, sto lavorando al seguito di Acerboli, cerco di dare del mio meglio e sto imparando ma rimane qualcosa che faccio nel tempo libero.

Quali sono i tuoi modelli letterari?

Certamente Tolkien è stato il primo grande amore: l’ho studiato piuttosto attentamente, anche negli anni in seminario e lo studio della teologia mi ha permesso di comprenderlo più profondamente; ho fatto la tesi su un altro scrittore del circolo degli Inklings, C. S. Lewis, amico di Tolkien.

Altri autori che porto nel mio bagaglio sono Dostoevskij, Austen e, tra i più recenti, D’Avenia.

E’ facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?

Direi che è un bel problema:  cerco di far sì che anche lo scrivere per me sia un aspetto dell’attività pastorale, un’ occasione di annuncio e di accompagnamento dei giovani e mentre scrivo cerco di dare loro un romanzo di formazione, qualcosa che possa aiutarli a crescere, a compiere le grandi scelte della vita.

Questo mi aiuta a tenere insieme le cose ma la promozione del libro porta via tempo che percepisco come sottratto alla comunità. C’è un equilibrio che non sempre è facile mantenere.

Come ti descriveresti, come lettore?

Sono molto selettivo e sento di dovermi sforzare un po’ anche a leggere i libri che poi apprezzerò: mi piacerebbe essere un lettore “compulsivo”, ma non lo sono perché, se un libro non mi appassiona, lo abbandono. Penso che ogni libro debba essere letto al momento giusto, mai per forza.

Ancora oggi leggo molta narrativa fantastica ma non tutto quello che vorrei, perché leggo piuttosto lentamente, purtroppo…

Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?

Ho scoperto Bookabook quando  ho deciso di pubblicare Acerboli : l’idea di creare una comunità di lettori interessati alla sua pubblicazioni mi ha affascinato, così è iniziata l’avventura del crowdfunding che la casa editrice propone per finanziare la pubblicazione.

Nonostante potessi già contare su un discreto numero di conoscenze, in quanto prete, e quindi raggiungere il primo obiettivo sia stato relativamente semplice, ho comunque avuto bisogno di  pubblicità ed eventi promozionali, resi difficili da organizzare a causa dell’emergenza sanitaria.

Come valuti la tua esperienza nel mondo dell’editoria indipendente?

 Sento di muovere i primi passi in questo  mondo del tutto nuovo, che è molto più complesso di quanto credessi;  oggi molto è lasciato all’iniziativa dell’autore, specie se si tratta di autori emergenti ma non mancano le soddisfazioni.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Avessi anche scritto il capolavoro del secolo, se non sei conosciuto devi guadagnarti ogni singolo acquisto, ogni singolo lettore e in questo le reti sociali aiutano, ma non basta fare grandi campagne che raggiungano il grande pubblico in modo indiscriminato, perché le proposte più efficaci sono quelle indirizzate a un pubblico selezionato.

Per uno scrittore emergente sono davvero importanti relazioni e conoscenze, perché si  va avanti per passa parola.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sono già all’opera sul seguito di Acerboli perché, nonostante  le oltre cinquecento pagine,  questo primo romanzo non arriva alla conclusione della storia: per fortuna oggi le saghe vanno di moda, perché sento che da Acerboli è possibile trarre ancora molto materiale!

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