Intervista a Mirko Francesconi, autore del romanzo autobiografico Quando Le Rondini Sfioravano La Strada

Intervista a Mirko Francesconi, autore del romanzo autobiografico Quando Le Rondini Sfioravano La Strada

Mirko Francesconi è lo scrittore che abbiamo intervistato per voi: faentino, ha esordito nella narrativa dieci anni fa e adesso torna con un romanzo autobiografico dal titolo  Quando Le Rondini Sfioravano La Strada (Tempo Al Libro, 2023) che  racconta una storia di crescita e rievoca l’Italia degli anni ’80 e ’90, tra ricordi e nostalgia.

Com’è nata l’idea alla base di Quando Le Rondini Sfioravano La Strada?

Circa dieci anni fa, per non perdere i ricordi nell’inesorabile trascorrere del tempo, iniziai a trascriverli e due anni fa ho deciso di riordinarli seguendo un filologico, trasformandoli in una in una storia. 

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

Direi che nei miei libri c’è tutto di me, mi sono messo completamente a nudo perché raccontando  le mie esperienze posso cercare di aprire le coscienze di molte persone.

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Ho  diversi fan a cui sono molto affezionato e con cui dialogo molto delle esperienze descritte nei miei testi: mi piace rispondere a chiunque mi pone domande e mi scrive o mi contatta, lo ritengo davvero importante e adoro il dialogo con chi si interessa al mio lavoro.

Quando e perché hai deciso di diventare uno scrittore?

Fondamentalmente credo di esserlo sempre stato: fin da piccolo mi piaceva scrivere racconti e storie e, raggiunta la mezza età, ho deciso di fare sul serio e di diventare uno scrittore a tutti gli effetti, impegnandomi a pubblicare per le persone attraverso una casa editrice.

Quali sono i tuoi modelli letterari?

Diciamo che non ho modelli letterari veri e propri per i miei scritti, ma ispiratori sicuramente, i libri di avventura per ragazzi nella mia adolescenza hanno sicuramente segnato positivamente il mio immaginario:  Twain, Verne ma  anche Gray o la Felscherinow, Crichton, Cooper e Carrisi.

E’ facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?

Ho un approccio “notturno”: mi piace scrivere appunto le notti dei fine settimana, con la finestra aperta, la brezza che entra, il silenzio in casa e i rumori soffusi esterni che creano ambientazione…è fantastico e grande fonte di ispirazione per me.

Che tipo di lettore sei?

 Io adoro leggere, non mi stacco da un libro nemmeno mentre mangio né prima di coricarmi…Leggo praticamente di tutto, adoro acculturarmi, sapere, imparare, interessarmi a ciò che gli autori hanno da dire.

Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?

Ricordo che avevo scritto solo 150 pagine del mio libro quando decisi di sottoporlo ad un editore e contattai la casa editrice Tempo Al Libro, che aveva un’ottima fama: li contattai, parlando del mio progetto, specificando che era ancora incompleto e, poco dopo, mi chiesero di inviare il manoscritto; l’editore in persona lo giudicò uno degli scritti più veri e coinvolgenti di quelli che aveva ricevuto negli ultimi 15 anni e mi disse di finire il lavoro perché era interessatissimo a pubblicarlo.

Come valuti l’auto-pubblicazione, da parte di uno scrittore emergente?

Purtroppo, senza voler scoraggiare nessuno credo che l’auto-pubblicazione online sia da evitare perché il giudizio di un editore vero è basilare e bisogna ricordare che un libro è una goccia in un oceano infinito: auto-pubblicare, anche con i più allettanti colossi di internet, significa rimanere praticamente invisibili.

Che consiglio daresti, quindi, a chi vorrebbe pubblicare il suo primo romanzo al di fuori dei colossi dell’editoria?

Il mio consiglio è di trovare una vera casa editrice, anche piccola, che si interessi all’aspirante scrittore o scrittrice (e se scrivete bene e risultate interessanti non avrete problemi), in modo che la pubblicazione abbia poi un minimo di visibilità ed abbia una vera e propria rete di distribuzione, magari inizialmente anche solo a livello locale.

E cosa pensi dell’editoria a pagamento?

Non si deve autofinanziare il proprio libro, perché non si raggiunge né grossi né piccoli traguardi, è solo uno specchietto per le allodole, un’allettante scorciatoia di cui beneficia solo chi  la propone.

Le reti sociali che ruolo potrebbero avere, in tutto questo?

Credo che il lavoro di diffusione attraverso internet e i canali sociali, anche a pagamento investendo sul proprio operato, al giorno d’oggi sia parte integrante e basilare del lavoro.

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