Intervista a Fabio Piuzzi, in occasione del suo secondo thriller Il Campo Dei Morti

Intervista a Fabio Piuzzi, in occasione del suo secondo thriller Il Campo Dei Morti

Fabio Piuzzi, autore del thriller Le Torbide Ali Della Mosca, torna in libreria con Il Campo Dei Morti (Morganti, 2023) una nuova indagine archeologica ambientata nell’amato Friuli e che ha come oggetto un delitto legato a un antico cimitero, sul quale indagano un radiologo e il suo cagnolino!

Abbiamo intervistato il suo autore.

Com’è nata l’idea alla base de Il Campo Dei Morti?

Nel 2005, a Mariano del Friuli (GO), uno scavo archeologico portò alla luce i resti di un drammatico, quanto raro, sepolcreto creato nel 1615, in seguito alla Guerra di Gradisca, tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Asburgico. Da quella notizia ho elaborato la mia trama.

Come descriveresti il tuo romanzo?

Una storia macabra e conturbante, per i lettori che amano la suspense, perché vengono travolti, fin dalle prime pagine, da un incessante susseguirsi di colpi di scena.

Com’è cambiato, se è cambiato, negli anni e rispetto al libro precedente, il tuo rapporto con la scrittura?

Rispetto a Le Torbide Ali Della Mosca, ho cercato maggiore empatia fra pubblico e personaggi della narrazione, mi sono sforzato di concepire un “giallo-thriller” con ritmi sempre più incalzanti: “raccordo” di fabula, intreccio e ritmo è quanto mai difficile, ma determina la bontà del giallo thriller/horror.

E quello con i lettori?

Ho registrato molte critiche positive sul mio lavoro perché la cura del rapporto fra la fabula e l’intreccio, funzioni e catturi sempre più la curiosità del mio pubblico.

Ritieni che gli anni difficili che stiamo vivendo abbiano influito sui gusti e la sensibilità dei lettori?

Credo di sì, noto un incremento di persone che cercano nella lettura una forma di svago, un modo per distrarsi dai drammi del presente.

Ritieni che la narrativa contemporanea possa soddisfare le esigenze dei lettori o trovi che manchi qualcosa all’offerta odierna?

Per dire il vero l’offerta è abbondante e varia ma la quantità supera ampiamente la qualità; l’editoria è inflazionata da una marea di testi e “tutti scrivono, ma, poi, c’è qualcuno che legge?”. Bravi e validi scrittori spesso si trovano in pessima compagnia.

Ritieni che le nuove forme dell’editoria, (auto-pubblicazione, editoria a pagamento piattaforme o collettivi) possano essere un limite o una risorsa per uno scrittore?

Oggi vediamo pubblicizzate “agenzie” che scrivono per te il tuo libro, in poco tempo e per pochi spiccioli; è sufficiente suggerire un’idea e loro scrivono e pubblicizzano. Successo assicurato ma lo trovo un fenomeno demenziale; il mondo è saturo di testi brutti o pessimi che penalizzano quelli validi e meritevoli. 

Cosa c’è nel tuo futuro?

Vorrei riprendere e “fondere” i miei due romanzi più vecchi, oggi introvabili ( Shatnetze L’Enigma del Crociato) che avevano una matrice comune, la storia di un serial killer che si ispirava ai martìri paleocristiani: vorrei riprendere il tema con una veste nuova e accattivante.

Che consigli daresti a uno scrittore esordiente?

Di essere sicuro di quello che fa e di non voler pubblicare un’opera solo per caparbio orgoglio: scrivere, e scrivere bene, è un mestiere difficile, bisogna essere convinti, perseveranti ma anche consapevoli di realizzare qualcosa che abbia un suo valore intrinseco.

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