IL PRIMITIVO – Stephen Amidon

IL PRIMITIVO, di Stephen Amidon (Whitefly Press)

“Ma con un primitivo è diverso”.

Geniale. Amidon è geniale ed è un vero architetto di storie.

Come si può architettare che da una sbandata, da un’uscita di strada su un asfalto scivoloso, si possa finire in una trappola, in un torbido groviglio fatto di tradimento, seduzione e inganno dove la truffa e che truffa, la fa da padrone?

Lo sa solo Amidon e ci riesce e pure benissimo! Riesce a fare in modo che ‘la superficie fangosa’ che fin dalle prime pagine fa da pavimento a tutta questa storia, rifletta solo i pensieri di David Webster, il protagonista, e che i punti interrogativi della sua vita siano neri come ‘lo striscio di una serpe acquatica’.

Non avrei immaginato un libro così, anche se non saprei dire cosa immaginassi davvero di leggere quando lo avuto tra le mani. Di sicuro non una storia così metaforica e così accattivante e sorprendente all’interno della quale mi sono sempre chiesta dove potesse portarmi quella barzelletta, quella raccontata dal poliziotto nel pieno del nubifragio, quella del vecchio che annega nonostante i soccorsi e che giunto davanti a Dio gli dice “Signore avevo fede in te come in nessun altro. Perché mi hai abbandonato? E il Signore gli risponde “Abbandonato un cavolo! Ti ho mandato due navi e un elicottero!”.

Una banale deviazione dal sentiero solitamente battuto, che può condurre ad un vero e proprio sconvolgimento della propria esistenza.

Siamo a Burleigh, una cittadina del New Jersey, decaduta dopo il tracollo finanziario ed economico dell’industria del tabacco. Una città e una società smantellate. David Webster è riuscito a reiventarsi nell’industria immobiliare. Ha una vita quasi perfetta, un matrimonio quasi perfetto, riconoscimento sociale, buoni amici. Una sera, sfrecciando giù per la montagna, rombando, superando camion … perché ‘gli piaceva andare veloce, fin quasi a perdere il controllo’ invade la corsia opposta e butta fuori strada l’auto su cui viaggia una donna, una giovane donna. Per fortuna la strada è deserta, la ragazza respira ancora. David non segnala l’incidente alla polizia.

Ecco l’incipit: un’omissione, una bugia cui ne seguiranno altre e altre ancora. David si ritroverà ostinatamente attratto e pilotato da questa giovane donna strana, ambigua, sensuale e inquietante, senza identità. Ne diventerà l’amante e tanto basta perché tutti i buoi proposti volino via anche difronte ad un suicidio misterioso perché quella donna comunque appare “‘Un’opportunità”.

Sono stata tutto il tempo non a leggere ma vedere precise scene passarmi davanti, come in una buona ‘pellicola’ cinematografica, di quelle che mentre le guardi ti rendi conto essere uno specchio che riflette il lato oscuro o in ombra dell’esistenza umana: “Ti conosco, David. Ed è perché ti conosco che ti ho nascosto la verità. Ti piace avvicinarti ad essa, ma non potresti mai guardarla in faccia a lungo”.

Una storia avvincente e articolata, piena di colpi di scena e zeppa di significati senza mai essere pesante, tutt’altro.

Tutto può accadere, tutto può essere il punto di svolta ma anche il punto di non ritorno e ciascuno di noi può diventare esattamente ciò che più ama o ciò che più disprezza.

D’altronde “Il rimedio cresce sempre di fianco al veleno. E’ un semplice fatto naturale”.

PS: ho chiuso il 2020 libresco alla grande

Recensione di Nunzia Cappucci

IL PRIMITIVO – Stephen Amidon

 

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