SEMBRAVA UN BRITISH INVECE ERA UN MERDISH – DIARIO INTIMO DI UNA SCOTTISH – Olivia Ninotti

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SEMBRAVA UN BRITISH INVECE ERA UN MERDISH – DIARIO INTIMO DI UNA SCOTTISH, di Olivia Ninotti

“Già finito?!”. Questo è ciò che, al termine della terza e ultima sera di lettura interpretativa semi-teatralizzata di “Sembrava un British invece era un Merdish – Diario intimo di una scottish”, per la gioia di due gatte e un peloso bipede umano di sesso maschile, ho esclamato con una punta di incredulità e un pizzico di malinconia, chiudendo questo libricino piccolo quanto prezioso.

Prezioso per lo stravolgimento del punto di vista della protagonista e voce narrante, una peperina tutto morbidissimo pelo e sangue blu: una gattina scottish, Luna, che impietosamente e sarcasticamente, analizza e psicanalizza la famiglia nella quale le è toccato in sorte vivere, suo malgrado (almeno all’inizio).

Prezioso per la descrizione, meticolosa e ironica, fino a far sbellicare il lettore incredulo dalle risate, delle nostre manie, fissazioni, cambi di umore – e talvolta anche opinioni e sentimenti – repentini come un temporale estivo, dei nostri “rituali giornalieri”, delle nostre ansie e dei tentativi – talvolta dei veri e propri inganni che mettiamo in atto, imbrogliando volontariamente e deliberatamente anche noi stessi, pur di sopravvivere a una quotidianeità che ha spesso la pesantezza di un macinasassi – di raggiungere, col sorriso talvolta a denti stretti e con le lacrime trattenute a stento, quella “leggerezza che non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, senza avere macigni sul cuore”, di cui saggiamente scriveva Calvino.

Prezioso, infine ma non da ultimo, perché il punto di vista, proprio sul più bello, quasi in chiusura, viene nuovamente stravolto: la piccola, intelligente, ironica Luna, ormai cresciuta, si rende conto che quegli strani esseri umani, da lei ribattezzati “bua”, pur con tutti i loro infiniti, non enumerabili difetti, possiedono una propria, sola, unica e reale ricchezza, che lei ha imparato ad apprezzare nel corso del tempo: i legami affettivi, che hanno una terribile paura di perdere e pertanto costituiscono la loro dannazione e felicità.

Imperfetti e perfettibili per definizione, vi investono quasi ininterrottamente tempo ed energie, praticamente per tutta la durata della loro vita, e tali legami costituiscono, come un delicato, complicatissimo, fragilissimo, coloratissimo caleidoscopio con le sue mille sfaccettature, l’essenza stessa della loro felicità e della sua continua, incessante ricerca. Nonostante tutto.

Una felicità a volte apparentemente irraggiungibile e di cui si rendono conto, paradossalmente, solo quando viene loro a mancare, ma che come recitò Benigni anni fa “Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’hanno data in regalo, in dote, ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto, come fanno i cani con l’osso quando lo nascondono. E molti di noi l’hanno nascosto così bene che non si ricordano dove l’hanno messo ma ce l’abbiamo, ce l’avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria. I cassetti, i comodini che ci avete dentro, vedrete che esce fuori. C’è la felicità! Provate a voltarvi di scatto, magari la pigliate di sorpresa, ma è lì. Dobbiamo pensarci sempre alla felicità e anche se a volte lei si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. Fino all’ultimo giorno della nostra vita”. Nonostante tutto.

La preziosità e l’unicità di questo irridente libretto sta proprio nell’averci ricordato, attraverso lo sguardo sornione, beffardo e sarcastico della sua protagonista a quattro zampe, in una manciata di divertentissime pagine, tutto questo: grazie Luna, per le risate a crepapelle che ci hai regalato, obbligandoci a ridere di noi stessi senza prenderci mai troppo sul serio, illuminandoci sul fatto che il nostro fine ultimo non è altro che la ricerca di una “felicità condivisa” e per averci rammentato che, per raggiungerla, “il nonostante tutto, se imparassimo ad accettarlo, potrebbe essere un buon punto di partenza”.

Recensione di Sveva Macrini

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