novitainlibreria.it ha intervistato Elisa Cordovani, autrice della raccolta di poesie Il Gioco Che Non Sono Io

novitainlibreria.it ha intervistato Elisa Cordovani, autrice della raccolta di poesie Il Gioco Che Non Sono Io

Elisa Cordovani, empolese, è collaboratrice della rivista culturale L’Ordinario diretta da Romina Lombardi, che ha costruito un progetto inerente il tema della violenza di genere; nell’ambito di questo progetto, Elisa Cordovani ha pubblicato  Il Gioco Che Non Sono Io (NPS, 2021, con illustrazioni di Alice Walczer Baldinazzo), una raccolta di poesie  che ci ricordano quanto siamo fragili, vittime o carnefici dei nostri chiaroscuri e di quelli degli altri. Novità in libreria l’ha intervistata.

Come è nata l’idea di una silloge poetica su un argomento tanto delicato?

Il tema della violenza sulle donne ha sempre rivestito per me una particolare importanza, che deriva sia da episodi biografici sia dall’essere stata volontaria in un centro antiviolenza; poi, a pochissimi chilometri da casa mia, qualche anno fa si è verificato l’ennesimo episodio di “femminicidio”, al quale i media diedero risonanza nazionale nazionale e alla vittima di questo episodio, Elisa Amato, ho dedicato tre poesie.

Ho provato anche a immaginare cosa potevano pensare le vittime nel momento in cui venivano uccise o comunque violate magari da una persona in cui avevano riposto tutte le loro speranze, o quello che non hanno fatto in tempo a dire ai loro cari.

Perché hai deciso di scrivere poesie?

Ho sempre scritto poesie per me stessa, per un’esigenza personale di esprimere in versi le mie sensazioni e il mio punto di vista sulle cose che accadono e su quello che mi circonda.

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

Ne Il Gioco Che Non Sono Io c’è molto di me, nel senso che ho cercato di dare un’ interpretazione poetica alle tante storie di violenza sulle donne che conosco – direttamente o indirettamente  –  ma anche storie che riguardano tutte le donne rese oggetto, tradite, vittime non solo della violenza in sé ma anche di una concezione che attribuisce tale violenza al “troppo amore” che avrebbero gli uomini nei loro confronti.

Sei soddisfatta del tuo rapporto con i lettori?

 E’ molto bello incontrare persone che ti dicono che hanno apprezzato il tuo libro o che addirittura si sono commosse leggendolo; cerco di tenere vivo questo rapporto attraverso lo scambio di informazioni e la frequentazione attraverso le reti sociali, lo trovo  appagante e che mi spinge a informarmi sulla produzione di chi, fra questi lettori, a sua volta ha pubblicato qualche opera.

Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o scrittori/scrittrici senti di poterti ispirare?

Quando scrivo cerco di darmi la possibilità di essere libera e senza schemi precostituiti; spesso parto da un’immagine e da lì inizio a mettere sul foglio bianco emozioni e sensazioni.

Detto questo, sono una appassionata lettrice, fra i poeti contemporanei, di Elisa Biagini, Antonella Anedda, Silvia Bre. E naturalmente di Alda Merini, che tutte le donne che si mettono alla prova con la poesia non possono non ritenere un punto di riferimento ineludibile.

È facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?

Aver pubblicato un libro non credo faccia di me una scrittrice, anche se sto meditando di dedicarmi alla narrativa e ho già iniziato un romanzo ma posso comunque dire che svolgere un lavoro da dipendente non rende facilissimo liberarsi per le presentazioni, che vanno dunque organizzate per tempo e con dei limiti geografici.

Che tipo di libri preferisci?

Oltre alla poesia, leggo prevalentemente romanzi alla ricerca di storie in cui la trama e gli intrecci siano in grado di delineare i personaggi con chiarezza e di esplorarne i loro profili psicologici. 

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Frequentare  Facebook  mi ha permesso di raggiungere lettori che non avrei mai potuto incontrare di persona e non c’è dubbio che, per chi non ha alle spalle i mezzi delle grandi case editrici, la capacità di penetrazione e di creare curiosità ed empatia utilizzando le reti sociali, come ben sa fare NPS, diventa decisiva per esistere e per ritagliarsi una fetta di mercato, per quanto le forme di comunicazioni più tradizionali, abbiano ancora molta importanza.

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