novitainlibreria.it ha incontrato Paola D’Ambrosio, autrice de L’Eterea Mente

novitainlibreria.it ha incontrato Paola D’Ambrosio,  medico psichiatra  che con la trilogia de L’Eterea Mente (auto-pubblicazione, reperibile su Amazon) ha esordito nel genere fantasy, scrivendo una storia sul “ potere straordinario della mente”. I primi due volumi sono già stati pubblicati, mentre a breve uscirà il terzo.

L’Eterea Mente è una saga decisamente atipica, nel panorama della narrativa fantastica: come è nata l’idea?

Lo spunto mi è stato dato dalla pandemia, durante il duro lockdown della primavera 2020, quando relegati in casa,  noi tutti abbiamo avvertito forte il sentimento della perdita della libertà, dei rapporti umani, delle relazioni sociali, della fisicità, della salute, della vita … Dunque l’idea è nata dal desiderio di raggiungere tutti quelli che erano in difficoltà, attraverso una sorta di telepatia emozionale, un’empatia all’ennesima potenza, che potesse confortarli e suggerire loro che la perdita è sempre relativa, in quanto bisogna non perdere mai di vista quello che si è invece preservato e che magari può essere implementato, come riesce a fare la protagonista del libro, che trova  in sé gli “strumenti” che le permetteranno di accedere all’Eterea Mente.

Come hai pensato lo sviluppo della saga?

L’idea era quella di scrivere qualcosa di appassionante ma anche in una forma veloce e immediata, un po’ con la struttura più di una sceneggiatura che di un classico romanzo. Quando scrivo le avventure de L’Eterea Mente m’immagino di vederle in tv e sono rimasta piacevolmente sorpresa quando alcuni lettori mi hanno riferito di aver letto i libri come se stessero guardando un bel film al cinema.

Psicologia e romanzo: un binomio originale. Come sei riuscita a gestirlo?

Ovviamente l’intenzione non era certo quella di fare un saggio di psicopatologia, ma un romanzo giallo, collegato alla fantascienza, ironico, senza prendersi troppo sul serio, ma non superficiale, con collegamenti a diverse epoche storiche, dove la mente e la musica fossero le attrici protagoniste. Tutta la produzione del libro è “al femminile”: autrice, protagonista e la stessa copertina, illustrata da una bravissima giovane disegnatrice, che racchiude e racconta l’essenza di tutta la saga.

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Vorrei incentivarlo perché avere un confronto con chi ti legge è sempre stimolante e piacevole.

Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?

Ho sempre desiderato scrivere e  venti anni fa ho scritto una serie di favole per mio figlio che però non ho mai pubblicato: le ho rispolverate durante l’emergenza sanitaria grazie a mio marito, anche lui medico, che le ha fatte recitare ai suoi assistiti e ha creato dei piacevolissimi video, proprio per occupare il tempo dei bambini durante il lockdown, con attività formative e divertenti.

Così la pandemia mi ha fornito lo spunto per tornare alla scrittura, devo dire con grande piacere e divertimento, incitata anche dai miei familiari.

Come ti descriveresti, come lettrice?

 La lettura, come la musica, accompagna da sempre la mia giornata e ora, avendo poco tempo per leggere, mi sono appassionata agli audio-libri.

Letture e autori preferiti?

In generale sono un’amante dei classici del romanzo ottocentesco europeo, primi tra tutti i giganti russi, I Fratelli Karamazoff tanto per citarne qualcuno, e americano del secolo scorso, nonché i classici del giallo psicologico e ironico, inutile dire Conan Doyle e Agatha Christie, come Simenon o Wodehouse, e ovviamente di fantascienza da Asimov a Dick a Vance. Apprezzo molto il giallo storico, tipo la Doody o, per citare un italiano, Valerio Evangelisti, molto preciso e attento nella documentazione storica.

In generale mi piace leggere ambientazioni diverse da quelle attuali ma non mi appassiona particolarmente il thriller tutto pistola, killer e ispettori vari.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per una scrittrice indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

 Non sono un amante dei social media,  li utilizzo poco e per necessità ma riconosco che esercitano una discreta influenza sul pubblico anche se forse si attribuisce loro un’importanza maggiore di quella reale ed effettiva.

Per chi, come me, autopubblica sono una risorsa da non lasciarsi sfuggire, anche perché l’editore di se stesso viene poco considerato, forse non del tutto a torto, ma il mondo si evolve e, nel bene e nel male,  bisogna iniziare a guardare a questa possibilità espressiva senza pregiudizi.

 Per quanto riguarda le vendite, penso che lil buon vecchio passaparola sia ancora un metodo molto efficace, ma al giorno d’oggi, la celta di non ricorrere anche alle nuove tecnologia sarebbe davvero anacronistica.

 Dunque apriamoci al futuro e all’innovazione, sempre con criterio e intelligenza.

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