NAMOWAL – Leonardo Alessandro Tridico

NAMOWAL, di Leonardo Alessandro Tridico

Mi piacerebbe condividere con voi le scoperte letterarie che ho fatto. Esordienti che non hanno nulla, o poco, da invidiare a ben più blasonati scrittori. Se mi permettete, posto la recensione di uno dei diversi romanzi che, sinceramente, mi hanno trasmesso tante emozioni.

Si tratta di “Namowal”, di Leonardo Tridico. Un romanzo che, come un piccolo scrigno, racchiude una trama preziosa, ricca, sia di contenuti che di stile.La storia di Namowal è una sorta di parabola sulla vita, attraverso le sue esperienze e la sua crescita. Una ragazza cresciuta tra le mura di un Palazzo, ai tempi della dinastia Ming C’hing, affascinata dallo sfarzo, dallo splendore che la circonda ma, allo stesso tempo, prigioniera di se stessa. Proiettata verso un futuro preimpostato, succube della superficialità e ipocrisia che la circonda, deciderà di allontanarsene, intraprendendo un lungo viaggio che la porterà a scoprire la sua vera natura, il suo destino.

È significativo il fatto che ogni uomo descritto nel libro non abbia un nome. Vengono tratteggiati con maestria attraverso aggettivi che rendono appieno il loro carattere e il peso che avranno nella vita della ragazza. Ci sono tanti personaggi, dallo zio sciamano di Namowal, al cugino, alla bellissima figura del mercante. E poi ancora piccoli, ma carichi di significato, i camei come la ragazza del lago, la fanciulla sotto l’albero, l’albina e tanti altri. Ognuno di loro aggiungerà un tassello nella vita prima sconclusionata e triste della ragazza, fino a completarla.

Una storia appassionante, sorretta da una prosa carica di parole ricercate che, come perle, impreziosiscono ulteriormente il narrato. Incantevoli le descrizioni dei paesaggi e degli stessi personaggi, descritti con minuzia senza mai appesantire la trama come, ad esempio, la descrizione della moglie del cugino: “… Una fresca albicocca soda e colorata, ancora appesa all’albero a crescere sotto i raggi del sole e l’aria buona di quei luoghi, un frutto candido, da raccogliere dolcemente e gustare lentamente, per un periodo lungo tutta la vita.”

Sono innumerevoli i momenti di pura poesia, come quelli di spietata crudezza. Un romanzo che è un inno alla vita in tutte le sue sfaccettature e che, meravigliosamente, trasmettere un grande messaggio: se non si ama se stessi non si potrà amare nessuno e, tantomeno, godere della bellezza che ci circonda.

Recensione di Elisa Mantovani

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