Mario Ragionieri torna dai suoi lettori con un saggio storico promettente: “Weimar Docet”

Dopo “Nippon Kaigun” e “Il suicidio di un Regime”, Mario Ragionieri torna dai suoi lettori con un saggio storico promettente: “Weimar Docet”

“Weimar continua dunque a parlarci. La sua creatività scintillante e gli esperimenti emancipatori, sul piano politico e culturale, sono ancora in grado di alimentare l’idea che una vita migliore, più interessante sia possibile. Weimar ci rammenta che la democrazia è fragile, la società una costruzione instabile e che entrambe possono prendere una piega incontrollabile. Weimar ci mostra i pericoli in cui si può incorrere in assenza di accordo su una qualsiasi questione fondamentale di ordine politico, sociale o culturale. La democrazia può essere un terreno assai fertile per ogni genere di dibattito interessante e per l’espansione dello spirito della cultura. Senonché, una democrazia non può durare a lungo quando diventa una questione di vita o di morte pressoché ogni dibattito su un aspetto essenziale dell’esistenza umana, dall’intimità della stanza da letto alla struttura dell’attività produttiva mondiale, quando a ogni tematica si annette un significato esplosivo, quando non c’è un sistema di credenze e di convinzioni abbastanza generale nel quale la maggioranza della popolazione si riconosce e al quale, di conseguenza, garantisce la propria lealtà. E, soprattutto non può durare a lungo se gruppi potenti di questa società cercano in continuazione di minarne e distruggerne l’esistenza. Le minacce alla democrazia non vengono sempre da nemici esterni. Possono, invece, provenire da chi, al suo interno, adotta il linguaggio della democrazia e utilizza le libertà garantite dalle istituzioni democratiche per liquidare la sostanza della democrazia. Weimar ci invita a diffidare di queste persone; perché potrebbe succedere qualcosa di molto brutto e addirittura peggiore di ogni immaginazione”.

Weimar Docet è edito da Jolly Roger edizioni, ed è in distribuzione da Ottobre 2023.

Quale insegnamento ci ha lasciato la Repubblica di Weimar? Questo l’interrogativo principale del nuovo saggio di Mario Ragionieri. Da qui un racconto sincero e potente, sul periodo storico a cavallo tra le due guerre, che vede la Germania una delle protagoniste indiscusse. Da qui la repubblica di Weimar si svela nel pieno della sua libertà: libertà d’arte, libertà sessuale, l’approdo della nuova figura della donna. Concetti essenziali capaci di presentare una porzione di un tempo nuovo. Modernità che ben presto sarà affossata da forze antidemocratiche, decretando non il fallimento di Weimar, ma il suo assassinio. Il saggio di Ragionieri, presenta i successi tedeschi: l’auto a reazione di Fritz Von Opel, il piroscafo Bremen, l’ingresso nella società delle Nazioni e molto altro. Al tempo stesso, tiene conto delle brutture del suo tempo: l’uccisione degli ebrei, l’esodo di massa, la resa incondizionata e un paese distrutto. Una fotografia precisa, quella di Ragionieri, capace di raccontare in maniera significativa anni che hanno segnato la storia odierna.

Non mancheranno momenti altamente storici, come il trattato in 14 punti di Wilson, l’assassinio politico dell’ebreo Rathenau, l’ascesa della figura di Stresemann e molto altro.

Un saggio, quello di Ragionieri, capace di spingere alla riflessione, affinché gli orrori del passato non si ripetano più. Un libro capace di ingolosire gli amanti del genere storico, e altresì proclamarsi come la scelta giusta per coloro i quali vivono in nome della libertà.

La storia di Weimar ci riporta alla tragedia greca. La nascita sotto una cattiva stella, l’esistenza travagliata, la catastrofe al calare del sipario. E al pari di una tragedia greca, Weimar ci invita a riflettere sul significato dell’agire umano: l’impegno appassionato a realizzare qualcosa di nuovo e bello che sfocia nel male assoluto; l’inettitudine piena di buone intenzioni che si accompagna alla sconsideratezza di chi avrebbe dovuto dar prova di una maggiore cautela. Ma Weimar non crollò: fu assassinata. Distrutta deliberatamente dalla destra tedesca antidemocratica, antisocialista, antisemita che, alla fine saltò sul carrozzone nazionalsocialista, forza di opposizione più fervida, virulenta, vittoriosa. Weimar ci rammenta che la democrazia è fragile, la società una costruzione instabile, e che entrambe possono prendere una piega incontrollabile.

Info biografiche:

Mario Ragionieri. Classe 1953. Laureato in Scienze Politiche. Autore prolifico, esperto conoscitore della storia dell’italia, pre e post fascista, analista attento di strategie socio-politiche e belliche afferenti all’ultimo e penultimo conflitto. Ha pubblicato studi approfonditi sulle reali dinamiche relative agli intrighi di potere, i retroscena, le dietrologie dalle quali sarebbero scaturiti guerre, ribaltamenti di potere e deviazioni storiche in grado di determinare per l’italia  i destini che tutti conosciamo. Autore comunque poliedrico, ha pubblicato numerosi romanzi gialli e una raccolta in versi. Dopo “Nippon Kaigun” e “Il suicidio di un Regime” si cimenta con un periodo nebuloso e controverso, fornendo un lucido resoconto storico con la sua ultima opera “Weimar docet”.

Dettagli prodotto:

Editore: Jolly Roger

Genere: Saggio (storico)

Lingua: ‎ Italiano

Copertina flessibile: 550

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