L’intervista a Valentina Di Ludovico in occasione del suo ultimo libro La Vertigine Del Tutto

L’intervista a Valentina Di Ludovico in occasione del suo ultimo libro La Vertigine Del Tutto

 Valentina Di Ludovico (Teramo, 1985) è tecnico della riabilitazione psichiatrica e ha iniziato a scrivere nel 2021 con libri  rivolti ai  professionisti della salute mentale. In particolare, ha scritto un manuale sulla comunicazione assertiva (Comuni-Care, Alpes 2021) e ha collaborato insieme ad altri colleghi del settore al Manuale di Psichiatria Perinatale (Fioriti Editore, 2021); oggi torna in libreria con un romanzo La Vertigine Del Tutto (Augh Edizioni, 2023), dedicato nuovamente ai temi della salute mentale.

L’abbiamo nuovamente intervistata per voi.

Sei tornata da occuparti di salute mentale: come ti è venuta l’idea di un romanzo sul tema?

L’idea è nata dopo aver ritrovato, trai ricordi d’infanzia,  un piccolo scritto che  aveva delle sfumature nere in quanto, nel periodo adolescenziale, ero completamente immersa negli scritti di Poe, King e Lovecraft; da lì è nato il grande bisogno di parlare di quei buchi neri che riguardano la mente umana e che possono essere trasformati in motivo di rinascita.

Che tipo di libro è, quindi, La Vertigine Del Tutto?

Ovviamente il romanzo  non ha niente a che vedere con il genere thriller o noir ma alcune nuance gotiche possono essere percepite dai lettori più attenti e appassionati di questo genere. 

Per scrivere La Vertigine Del Tutto sei basata su altre esperienze personali?

Gran parte della trama che troviamo nel romanzo è partita da elementi fortemente autobiografici ma poi, come è giusto che sia, gli eventi, le esperienze e i ricordi vengono trasfigurati, accartocciati, buttati e rielaborati in una nuova forma e in un nuovo contenuto, fino a diventare una storia diversa che però, in modo o nell’altro, mi appartiene.

Cosa ti ha spinto a scriverlo?

Scrivere questo romanzo mi ha dato la possibilità di liberarmi dalle zavorre del mio passato e nello stesso tempo mi ha dato l’opportunità di vedere le mie esperienze in maniera più consapevole e distaccata.

Come hanno reagito i lettori?

La stima e il calore dei miei lettori mi ripaga di tutto l’impegno e la serietà messa per poter scrivere il mio romanzo e mi ha permesso di trovare uno spazio per poter parlare alle persone che soffrono, per poterle in qualche modo abbracciare e dire loro che, anche quando tutto sembra perduto, bisogna sempre darsi una possibilità.

Cosa significa, per te, essere una scrittrice?

Ho deciso di diventare scrittrice quando ho capito che l’arte intesa come pittura, scrittura e musica sono una potente cassa di risonanza per parlare di alcune tematiche, ancora oggi, etichettate e nascoste, però  non mi definirei propriamente una scrittrice ma una persona che utilizza l’arte per poter comunicare i propri vissuti interni che, forse, somigliano a quelli di tante altre persone. Nei miei primi lavori utilizzavo un  linguaggio tecnico  che non mi permetteva di entrare in contatto e far comprendere che alcuni stati d’animo, come  il senso di vuoto dopo una separazione, la violenza  l’ansia, la dipendenza devono diventare spinte per creare un canale per chiedere aiuto e poterne parlare: ecco perché ho scritto il mio romanzo.

Ci hai parlato degli autori che ti ispiravano da adolescente: oggi sono ancora loro o il tuo stile guarda anche ad altri?

Con gli anni i miei modelli sono cambiati e oggi mi ispiro molto a Donatella di Pietrantonio, mia conterranea, ma anche alla scrittura di Ammaniti per il suo modo così leggero di darci uno spaccato cinico e allo stesso tempo preoccupante della società.

Cosa cerchi, quando leggi un libro?

Amo leggere generi diversi e autori diversi e mi faccio trasportare dalla trama e dal momento.

Hai pubblicato il tuo romanzo con Augh Edizioni: raccontaci la tua esperienza con questa casa editrice.

All’inizio, quando ero in fase di scrittura e di revisione, pensavo che sarebbe stato difficile arrivare alla pubblicazione o trovare una casa editrice che si prendesse cura del mio manoscritto; non ho mai pensato all’auto-pubblicazione perché volevo mettermi in gioco e capire se il mio libro valesse qualcosa  e se qualcuno avrebbe mai il coraggio di investire s sulla mia scrittura e sulla mia passione. E, dopo qualche mail, l’ho trovato: ringrazio la casa editrice con la quale ho pubblicato e il team di Augh Edizioni non solo per l’investimento sul mio libro ma anche per il lavoro certosino che hanno fatto dietro le quinte.

La promozione tramite le retei sociali: è importante o superflua?

Credo che le reti sociali e la tecnologia strumenti di fondamentale importanza per far conoscere il proprio libro, l’idea, la trama e tutto il lavoro che c’è stato dietro, sia per i grandi scrittori che per gli esordienti; Penso che la promozione sui canali sociali sia di grande aiuto per creare sia il passaparola che uno spazio di condivisione, confronto e scambio.

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