LA MASCA Laura Rizzoglio

Laura Rizzoglio

La Masca, di Laura Rizzoglio

Uno dei pochi vantaggi del procurarsi un libro in rete è forse la velocità. Ho letto il titolo sul sito, detto fatto, l’avevo sul Tablet. Mi aveva incuriosito il riferimento alla masca. Questa storia è ambientata nel Piemonte del dopoguerra e precisamente nel cuneese dove la società contadina del luogo ha tramandato fin dalla notte dei tempi credenze e superstizioni particolari.

L’ autrice quasi esordiente, arrivata 2°al concorso “I misteri d’Italia”, in questi luoghi è cresciuta e qui ha ambientato la storia che parte come tenera amicizia tra bambini ma ben presto si tinge di giallo o di nero, se preferite. La lettura e’ scorrevole e avvincente, con qualche momento di suspense e qualche brivido. È una storia di bambini che indagano sull’assassinio di una loro piccola amica, segnata dalla nascita da problemi fisici che la gente del posto attribuisce alla maledizione della masca. Anche adesso, per ignoranza o malafede, hanno trovato nella vecchia il capro espiatorio.

Ma i bambini non ci stanno. Essi più aperti e non ancora condizionati dall’ambiente ci porteranno ad un finale tanto imprevisto quanto terreno. La Rizzoglio ha precedenti illustri, già Calvino nelle “Fiabe italiane” aveva dedicato uno dei racconti alle masche piemontesi. Esse si possono genericamente definire streghe ma con qualche sottile differenza chela scrittrice ha colto nella sua narrazione. Secondo la vulgata, le masche si aggiravano solitarie nelle vallate delle Langhe e del Monferrato, conoscevano la natura e le proprietà delle erbe, avevano il “dono” di fare incantesimi, talvolta di tramutarsi in animali.

L’argomento mi ha catapultata nel passato quando noi due sorelle ascoltavamo, affascinate e impaurite insieme, la nonna che viveva nel Monferrato e raccontava fatti degni del realismo magico sudamericano. Giurava di aver conosciuto un “mascon”, la versione maschile che, in punto di morte, non sapendo a chi lasciare il dono, lo diede ad un albero che seccò di colpo al momento del trapasso.

Anche le streghe vengono da tempi lontani, ma c’è in loro una sfumatura più “intellettuale” Nel medio evo erano spesso donne libere che svolgevano spesso lavori di cura (erboriste, levatrici) e in quel mondo misogino erano guardate con sospetto, spesso isolate quando non finivano al rogo per motivi pseudo-religiosi La componente religiosa era più forte che nelle masche, creature dispettoso e maligne, ma frequentatrici della chiesa. Mi piace pensare che fra le streghe di oggi ci siano le donne che amano leggere perché hanno, si, immaginazione e curiosità, ma soprattutto sanno pensare in modo autonomo e indipendente e – come le streghe – sempre un po’ fuori dal coro.

Recensione di Ornella Panaro

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