Intervista alla scrittrice Tindara Lanza de’Rasi

Intervista alla scrittrice Tindara Lanza de’Rasi

Tìndara Lanza De’ Rasi, già autrice di saggi a carattere agiografico, è la nostra proposta di lettura di oggi.

Tindara Lanza De’ Rasi è una scrittrice siciliana che, da anni ormai, vive a Grosseto dove svolge la professione di insegnante. Vincitrice di premi a carattere letterario, pubblicata su riviste e antologie, è giornalista e saggista, e ha pubblicato con editori quali Giunti-Del Borgo, Il Capitello e La Scuola Editrice, ha scritto articoli per Euroedizioni. Ha collaborato con lo scrittore kosovaro Fatmir Koliqi per la redazione del libro Narrazione dell’identità spirituale degli albanesi. Approccio estetico-letterario del romanzo di Dodë Gjergji ‘Ritorno’ I, II, III, (Drita & 55, 2021). È anche, con Josè De La Torre Paredes, autrice di un libro a carattere agiografico, La Santità Nella Maremma Grossetana. Santi, beati, venerabili ed eremiti (Effigi, 2016). Torna ora in libreria con il suo primo romanzo L’Ibiscus Stava Fiorendo (Kimerik, 2023), storia di una donna che affronta la sfida di ricostruire se stessa partendo dalle radici più lontane, ambientata nell’arcana e magica terra di Sicilia. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei.

Tindara Lanza de’Rasi

Come è nata l’idea alla base de L’Ibiscus Stava Fiorendo?

A Patti, vicino a Messina, si conserva il sarcofago di Adelasia del Vasto, la nobildonna piemontese sposa del condottiero normanno Ruggero I, madre del primo re di Sicilia Ruggero II, e antenata di Federico II di Svevia.

Oggi, come allora, il Mediterraneo e la Sicilia sono  investiti da un continuo movimento di popoli: vacanzieri, migranti, emigranti, profughi e anche se oggi il flusso è diretto verso nord,  nel Medioevo la rotta che si percorreva era esattamente all’inverso e le bussole puntavano dritte al centro del Mediterraneo, come quella di Adelasia che dal Monferrato divenne regina di Gerusalemme e reggente della Gran Contea di Sicilia; pensavo che oggi fosse impossibile fare la stessa esperienza di “emigrazione al contrario”, ma ho incontrato una persona che mi ha raccontato la sua vita e  che mi ha ispirata a scrivere  le vicende di una donna contemporanea, approdata da Milano a un paesino siciliano, intimorita da pregiudizi e da reticenze, scombussolata da un tipo di vita e anche di linguaggio, differente dal suo, una  moderna regina Adelasia, prototipo di tutti coloro che sono in movimento forzato o meno, alla ricerca di un locus esistenziale adatto al proprio essere e alla propria sopravvivenza.

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

Quando ho scritto il libro, alla vicenda della garden designer Mirella Coresca e della regina Adelasia del Vasto che ogni tanto affiora nei suoi pensieri, ho integrato la mia esperienza personale, perché anche io ho lasciato la mia isola da giovane, risalendo la corrente fino ad ancorarmi ai lidi della bellissima Toscana e  alcuni dei miei antenati emigrarono in Argentina: movimenti migratori di questo tipo  incidono profondamente sul vissuto familiare e anche su quello personale e non potevo non scriverne… Ovviamente, il romanzo non è autobiografico se non in qualche piccola parte, ma le esperienze di chi cambia città, paese, Stato, sono tutte molto simili, è un sentire comune che chi taglia le proprie radici –  come Adelasia, come i miei avi argentini, come i migranti sui barconi –  vive indipendentemente dal punto di fuga originario.

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Ottimo. I lettori, che mi seguono sui canali social, mettono in luce aspetti scritturali che neanche io immagino di avere quando redigo un pezzo e  mi procurano un sano buon umore con i loro commenti spassosi.

Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?

Da piccina mi riappropriavo di pagine lette che mi avevano colpito le  rielaboravo, le riscrivevo, limandole e personalizzandole… Ero una carpentiera della pagina scritta, un’artigiana: ho conservato ancora alcuni quaderni scritti a mano, incollati uno dietro l’altro, tanto da formare grossi libroni corredati di punte marroni ai bordi, di dorso e cuffia antichizzate, di copertine decorate classicamente e inserivo persino foto esplicative, immagini ritagliate dai giornali, disegni fatti da me.

Da adulta ho iniziato a scrivere professionalmente per i giornali, abbandonando la scrittura di romanzi. Non avevo tempo, un po’ per esigenze familiari, un po’ per carrierismo, come la protagonista del mio libro, ma adesso ho deciso di riprendermi la mia vita e concedermi il privilegio di fare ciò che amo di più.

Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o autori senti di poterti ispirare?

Amo molto le scrittrici e gli scrittori dalle esperienze scritturali diverse, derivate anche dalla loro vita personale e dalla matrice culturale della loro area di appartenenza. Mi affascinano il flusso di coscienza di James Joyce, i voli pindarici di Georgi Gospodinov, ma anche la narrazione che Laura Imai Messina fa del Giappone che l’ha accolta, osservato dal suo personale e privilegiato punto di vista. Ovviamente non posso non citare anche Tea Ranno, Camilleri, Bufalino, la scuola siciliana contemporanea, insomma.

E’ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?

No. Io poi ho molti interessi e passioni, studio continuamente. Lavoro e faccio mille cose, ma il tempo per scrivere lo trovo sempre.

Come ti descriveresti, come lettrice?

Onnivora e inquieta.

Come ti sei trovata a pubblicare con al casa editrice Kimerik?

La casa editrice Kimerik si trova in Sicilia, io ho bisogno di contatto umano per lavorare alle edizioni stampa e loro me ne hanno offerto tanto.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Importantissima , infatti  mi trovate su Pinterest, su Instagram, su TikTok, su Facebook, su Linkedln, su Twitter, ho anche un blog sulla piattaforma blogspot e su google sites.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Scrivere il secondo e il terzo sequel de “L’ibiscus stava fiorendo”. Il secondo è ovviamente già in lavorazione; il terzo è in progettazione.

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