Intervista a Fabio Belli, autore di un’antologia di racconti per la casa editrice Scatole parlanti

Intervista a Fabio Belli, autore di un’antologia di racconti per la casa editrice Scatole parlanti

Fabio Belli nato a San Gimignano (Si) è uno dei principali collaboratori della webtv Casa del Sole per la quale si occupa di geopolitica; ha da poco pubblicato il suo primo libro, un’antologia di racconti per la casa editrice Scatole parlanti. Lo abbiamo intervistato.

Fabio Belli

Come sono nati i sedici racconti della tua antologia?

Durante l’emergenza sanitaria, dovendo rimanere chiuso in casa, ho avuto più tempo per alcune riflessioni che precedentemente non potevano trovare spazio nel fluire frenetico della routine a cui siamo abituati e sono venute varie idee e spunti che ho pensato di raccontare sotto forma di  piccole storie autonome.


 Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

Scrivere equivale in un certo senso a mettersi in gioco e a mettersi a nudo dentro ma  nessuno dei sedici racconti della raccolta rappresenta un’esperienza personale vissuta, piuttosto hanno origine da spunti di riflessione, aneddoti vissuti o anche da rielaborazione di fatti e scenari di cronaca o da suggestioni cinematografiche.

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Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Si tratta della mia opera prima e ancora non posso avere una platea di lettori, ma ho avuto molti commenti positivi da chi ha letto il libro e conosco personalmente, incluso chi ha assistito alla presentazione del libro di qualche mese fa. Mi ha fatto molto piacere.

Quando e perché hai deciso di diventare uno scrittore?

 Per tornare alla domanda, il quando e il perché lo si può riassumere sul percorso che mi ha portato a scrivere “Sedici racconti”.

Quali sono i tuoi modelli letterari?

Non esiste un modello letterario o uno stile a cui mi ispiro, ma esistono molti scrittori che più di altri hanno contribuito a darmi la spinta nello scrivere, perché riescono nello stesso tempo a scavare a fondo nel personaggio e nel lettore, oltre a farti amare l’arte letteraria con il loro stile peculiare. Primo su tutti Gabriel García Márquez, ma anche José Saramago, Fernando Pessoa, Dino Buzzati, Jorge Amado, Sándor Márai… ma la lista sarebbe lunga. Amo molto spaziare nei generi letterari, nelle culture e nei periodi storici anche se prevalentemente leggo autori dal XIX° secolo in poi e i  grandi della letteratura ottocentesca come Cechov o Tolstoj.

Chi è lo scrittore, secondo te?

 Definisco scrittori coloro che quanto meno lo fanno per professione, anche se restringerei la cerchia a chi fa della scrittura un’arte, perché vendere molti libri non significa essere uno scrittore di talento.

È facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?

Credo che, per qualsiasi passione, il tempo se si vuole lo si riesce sempre a trovare: la scrittura necessita di calma e concentrazione, ma anche di esercizio e devo dire che, nel mio caso, scrivere tutti i giorni, anche se su temi complessi come la geopolitica, ti aiuta e il tempo per le idee può esservi anche nei momenti più impensabili: prima di addormentarsi o al risveglio, mentre siamo alla guida, mentre si cammina…

Come ti descriveresti, come lettore?

Molto esigente, per me un libro deve in primis arricchire culturalmente, dobbiamo essere (anche solo un po’) “diversi” dopo che lo si è letto. Prediligo lo stile di un autore e anche la sua capacità di far riflettere.

Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?

Avendo escluso a priori l’auto-pubblicazione, volevo un parere su quello che scrivevo e ho presentato il testo  ad alcune case editrici e, con sommo stupore, Scatole Parlanti mi ha risposto in tempi brevissimi. Sono stato catapultato in un’esperienza mai vissuta prima: il contratto, il lavoro di confronto con l’editor, la copertina, la data di uscita e, infine, il sogno si è avverato: ho potuto toccare con mano il mio primo libro e ho potuto presentarlo in un posto stupendo di fronte a una nutrita platea.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Direi che è molto importante farsi conoscere, credo che esistano molti bravissimi scrittori emergenti, a volte in rete si leggono dei contenuti che non hanno niente da invidiare ai “best seller”.

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