Abbiamo intervistato Simona Borgatti, in occasione del suo ultimo romanzo Maestre

Abbiamo intervistato Simona Borgatti, in occasione del suo ultimo romanzo Maestre

Simona Borgatti, lombarda, è l’autrice di Maestre (Scatole Parlanti, 2023), un romanzo nel quale racconta uno spaccato di vita quotidiana in una scuola elementare di un immaginario paesino della pianura Padana, Borgatti, che nella vita esercita realmente la professione di insegnante, ha già pubblicato Castelli Fratelli – Un Curioso Tentativo Di Salvataggio (2011) e Se Mi Dici No… (2019), (La memoria del Mondo)

Come è nata l’idea di scrivere un libro per raccontare la vita quotidiana dell’ambiente scolastico?

Inizialmente volevo raccontare la storia di tre generazioni di maestre essendo io stessa nipote – per zia paterna – e figlia di due insegnanti, poi osservando il mondo scolastico da una posizione privilegiata ho preferito inventare una storia meno autobiografica e referenziale, per far conoscere le contraddizioni della scuola di oggi, la sindrome da burnout e le relazioni tra gli operatori scolastici.

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

 In Maestre non c’è nulla di me se non che le protagoniste svolgono il mio stesso mestiere: ho attinto di qua e di là mischiando le caratteristiche di persone che ho conosciuto e un personaggio potrebbe essere proprio “lui” o “lei”, ma poi non lo è, le vicende e le ambientazioni sono in gran parte inventate.

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Il più possibile diretto e proprio per questo mi piace fare le presentazioni, anche se sono sempre un’incognita.

Simona Borgatti

Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?

La decisione è nata per il desiderio di voler comunicare ciò che non va, dalla mia esperienza di cronista locale: la denuncia dell’incuria di molti beni storici, il rapporto con gli animali, il burnout dei docenti.

Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o scrittrici/scrittori senti di poterti ispirare?

 Mi piacciono gli scrittori che usano un registro ironico, secondo l’agenzia editoriale che fatto il primo editing il mio stile ricorda quello di Stefania Bertola, autrice per Luciana Littizzetto che pubblica con Einaudi e insegna alla Scuola Holden.

Cosa ti piace leggere?

Muzzopappa e Pulixi al quale ho regalato Maestre: come regalare Topolino a Dante; leggo anche i romanzi di alcuni colleghi esordienti.

Che tipo di lettrice sei?

Onnivora, su carta. Leggo di tutto, tranne i saggi perché per me la lettura deve essere evasione; inoltre, non scelgo mai un libro in base all’autore, ma in base alla trama.

Ḝ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?

Purtroppo no, perché per scrivere ho bisogno di avere la mente libera e svolgendo il mio mestiere non ce l’ho mai; non riesco a scrivere di notte, come fanno molti, né durante il week-end, così tutti i miei libri sono nati in estate o durante il periodo natalizio. Quando non scrivo, però, osservo e prendo appunti per non perdere le idee. 

Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo libro?

La strada di Maestre è stata lunga. L’agenzia editoriale presso la quale avevo seguito un breve corso di scrittura per mettere a punto alcune cose – i due precedenti non sono dei veri e propri romanzi – dopo aver fatto un breve editing, mi aveva consigliato la via delle agenzie letterarie perché secondo lei, utopicamente, Maestre meritava un grande editore, ma la prima agenzia è stata una delusione poiché cercava la rappresentanza con i piccoli editori; la seconda, storica, mi ha inviato una scheda, ma non mi ha presa in carico perché non andavo bene per le case che seguivano loro. Ho comunque rivisto il manoscritto con i loro suggerimenti e poi mi sono arresa ai sogni inviandolo a una decina di case editrici medio-piccole. Scatole Parlanti, del Gruppo Editoriale Utterson, ha accolto la mia proposta e mi sono affidata a loro.    

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Tutte le volte che pubblico un libro imparo qualcosa e poi il mercato cambia molto velocemente. Io non sono grande frequentatrice di reti sociali e questo è un handicap perché le piattaforme sono un bacino di lettori spesso sfruttato dalle case editrici. I piccoli editori possono usare le reti sociali per promuovere i loro scrittori.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Scrivere un sequel:  “Mariti”. Quelli delle maestre.

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