Abbiamo intervistato Giuseppe Minicone, autore di Memorie di Andromaca

Abbiamo intervistato Giuseppe Minicone, autore di Memorie di Andromaca

Memorie Di Andromaca (Laura Capone Editore, 2022) è il romanzo vincitore del IX Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea, è stato premiato anche con Diploma di Merito nella XIV Edizione del Premio Nazionale di narrativa Alberoandronico (patrocinato dal Comune di Roma) ed è l’esordio narrativo di Giuseppe Minicone, napoletano,  ex magistrato e Consigliere di Stato, già autore di numerosi saggi di argomento giuridico, pubblicati da CEDAM e Giuffrè.

Novità in libreria lo ha intervistato.

Come è nata l’idea alla base di Memorie Di Andromaca?

Mi è stata suggerita da mia moglie, insegnante di Lettere, che mi aveva fatto notare come il personaggio della sposa di Ettore – introdotto da Omero, con accenti di raro pathos ed empatia, nell’Iliade, volta essenzialmente ad esaltare le gesta di eroi, le battaglie e le stragi – apparisse un elemento avulso dalla narrazione generale, giacché di lei non si fa cenno prima dell’episodio narrato nel libro VI del poema e si fanno solo sporadiche menzioni dopo. Eppure, questa donna, che, con in braccio il figlioletto Astianatte, implora invano il marito di non esporsi a pericoli mortali per non lasciarla in balia della sorte crudele di tutte le vittime di guerra, uccise o stuprate e ridotte in schiavitù, rimane impressa più di ogni altro personaggio nella mente e nel cuore del lettore per la sua umanità. Di qui, il desiderio di sapere di più su questa donna coraggiosa e sfortunata, di cui Omero sembra disinteressarsi. Chi era? Quale era stata la sua vita di bambina e di fanciulla prima di diventare la sposa di Ettore? Come aveva conosciuto, lei, cresciuta in una piccola città della remota Cilicia, il figlio primogenito e successore al trono del re di Troia Priamo? Quali gioie, tormenti e paure aveva vissuto prima di apparire nell’episodio descritto da Omero? Quale era stata la sua sorte dopo la morte del marito e del figlioletto e dopo la caduta di Troia? Sono tutte domande cui, sia pure nell’ambito del mito, ho cercato di dare una risposta plausibile, sfruttando tutti gli indizi sparsi qua e là sia nell’Iliade stessa, sia in quel complesso di opere denominato comunemente “L’altra Iliade”, di gran lunga posteriore. Il racconto, così ricostruito, ho voluto affidarlo alla voce della stessa Andromaca, che, nell’approssimarsi della morte, ripercorre in prima persona, la propria esistenza, in modo da far risaltare più compiutamente i sentimenti e i pensieri intimi di questa sventurata principessa, destinata ad essere la futura regina di Troia e colpita, invece, nel fiore delle sue speranze, da un destino atroce, che l’ha privata di tutti i suoi affetti più cari e l’ha ridotta in una umiliante schiavitù.

Confesso che, nell’effettuare la ricostruzione della sua vita, io stesso ho subito l’impatto emotivo delle vicende narrate da questa dolente creatura, che è l’emblema di tutte le vittime innocenti di guerre scatenate da altri per sete di potere o di vendetta.

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

Per quanto riguarda questo romanzo specifico, ambientato in un mondo mitico e ormai perduto nel tempo, non vi è stato ovviamente spazio per le mie esperienze personali, giacché, per calarmi nell’animo e nei sentimenti della protagonista, ho dovuto necessariamente spersonalizzarmi e immergermi in un universo di relazioni così diverse e lontane da noi. Ciò non toglie che il motivo di fondo dell’opera e cioè la compassione per chi, debole e inerme, debba soggiacere senza colpa alla prepotenza e alla violenza  altrui, sia un’esperienza, proprio oggi, molto attuale.

Diverso discorso dovrei fare per altri miei romanzi, dei quali, tuttavia, non essendo stati ancora pubblicati, è inutile parlare.

Giuseppe Minicone

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Essendo questo il mio primo romanzo pubblicato ed essendo uscito da poco, ancora non ho potuto avere un rapporto diretto con i lettori, con i quali mi piacerebbe avere, invece, uno scambio costruttivo, anche sotto il profilo critico. Per quanto mi riguarda, io ho grande rispetto per loro, nel senso che cerco di rendere, per quanto, possibile, fluida e scorrevole la mia scrittura, in modo che possa essere letta senza sforzo da chiunque. L’ho fatto anche nel presente romanzo, benché la materia trattata e l’epoca di riferimento mi abbia obbligato a un linguaggio più “aulico”, ma non per questo ostico e meno comprensibile. Spero di esserci riuscito.

Quando e perché hai deciso di diventare uno scrittore?

Ho sempre avvertito dentro di me l’impulso a scrivere, impulso che ho dovuto, tuttavia, reprimere per tutta la mia vita lavorativa, che è stata talmente impegnativa, da non concedermi il tempo necessario per questa attività. Nel corso della carriera, avevo già pubblicato numerosi studi giuridici, pur non tralasciando mai di coltivare la mia passione per la letteratura greca e latina, per l’archeologia e per l’epigrafia, ma è stato solo quando sono stato libero dai gravosi impegni della professione che mi sono potuto dedicare alla scrittura di romanzi, assecondando un’inclinazione sempre presente in me.

Che tipo di scrittore sei?

Per me scrivere è un divertimento e non può certo, alla mia età, aspirare a diventare una professione, però, sono molto critico verso me stesso e quando scrivo poi valuto serenamente se il mio materiale sia meritevole oppure no di essere presentato a un Concorso letterario. In questa valutazione è preziosa l’opinione di mia moglie, cui sottopongo regolarmente i miei lavori, una volta che sono terminati.

Quali sono i tuoi modelli letterari?

Data la peculiarità  di Memorie di Andromaca, i miei modelli letterari non possono essere stati che quelli della classicità greca e in particolare Tucidide e i grandi tragediografi Eschilo, Sofocle ed Euripide, oltre, naturalmente, a Omero. Non mancano tuttavia anche echi letterari da Virgilio.

È un discorso, tuttavia, che vale per questa sola opera e non anche per le altre.

E’ facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?

Non è sempre facile, malgrado io non abbia più impegni lavorativi, perché non mancano gli obblighi familiari. La vita moderna, almeno per quel che mi riguarda, non consente più di chiudersi in una “torre d’avorio”, per cercare l’isolamento necessario per dedicarsi completamente alla scrittura. Tuttavia, approfitto di ogni momento libero, perché non ho bisogno di lunghe ore di riflessione per comporre. A volte mi basta un’ora o anche meno, per riprendere le fila del discorso e procedere nella narrazione.

Giuseppe Minicone

Come ti descriveresti, come lettore?

Sono sempre stato un lettore bulimico ed eclettico. Ho letto la maggior parte degli scrittori latini e greci,  i classici della letteratura italiana e di quella straniera e molti degli autori moderni e contemporanei. È difficile, per me, fare una graduatoria di preferenze. Mi piacciono moltissimo anche i libri che trattano di archeologia soprattutto relativamente a Pompei ed Ercolano, di cui sono un assiduo visitatore. In casa ho una biblioteca di quasi tremila volumi, in continuo accrescimento, che mi procurano non pochi problemi di spazio…

Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?

L’avevo proposto a  più di un editore, ma nessuno si è mai degnato di darmi una risposta, positiva o negativa che fosse, così ho deciso di presentarlo a un Concorso letterario e ho scelto quello indetto annualmente dalla Laura Capone Editore di Roma, che prevede la pubblicazione delle opere vincitrici e il romanzo è stato apprezzato dalla Giuria e proposto per la pubblicazione. La dottoressa Laura Capone, titolare dell’omonima Casa editrice ha curato tutte le fasi editoriali, provvedendo anche alla scelta della suggestiva copertina, che riproduce un’opera della pittrice Yvonne Maria Teresa Gandini.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Io ritengo che i colossi dell’editoria, tranne le dovute eccezioni, droghino in gran parte il mercato, inducendo, attraverso un battage pubblicitario, che talvolta prescinde dal valore culturale dell’opera, all’acquisto da parte dei lettori. A fronte di ciò, le reti sociali stanno offrendo agli autori indipendenti o a quelli, le cui case editrici, per le loro dimensioni, non possono permettersi investimenti così massicci, un’ottima opportunità di farsi conoscere a un pubblico più vasto, affiancando efficacemente il lavoro di promozione dell’editore e dell’autore. Oltretutto, attraverso di essi, l’autore può anche rendersi conto delle opinioni non mediate dei lettori, circa il valore della propria opera.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho da pochissimo  pubblicato il romanzo La Decima Musa (Keira, 2022), biografia ideale della poetessa greca Saffo, vincitore assoluto del Premio Letterario Residenze Gregoriane 2020.

Sono invece ancora in attesa di pubblicazione altri miei due romanzi: Un Chiodo Nel Cuore e Madri, entrambi vincitori di premi letterari.

Nel frattempo, mi sto dedicando alla stesura di un nuovo romanzo di più stretta attualità.

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