Abbiamo intervistato Cristiana Vigliaron, autrice di Non Chiamarmi Sorellina

Abbiamo intervistato Cristiana Vigliaron, autrice di Non Chiamarmi Sorellina

Giornalista, imprenditrice e scrittrice, la piemontese Cristiana Vigliaron è l’esordiente autrice di Non Chiamarmi Sorellina (Pathos Edizioni, 2022), una drammatica storia ambientata negli anni Settanta, che racconta le tensioni all’interno di una famiglia e offre uno spaccato di un complicato periodo storico.

Abbiamo intervistato l’autrice.

Che tipo di libro è Non Chiamarmi Sorellina?

Una foto di famiglia, pensando al tempo in cui vive, gli anni Settanta, alle mode, alle tendenze di quegli anni, alle contraddizioni di quell’epoca e metterla di fronte a problemi e fragilità per poi vedere come poteva reagire: è un libro che parla di come ci si rialza quando la vita diventa davvero difficile e i personaggi si rialzeranno più o meno bene, alcuni non si rialzeranno affatto e sarà solo se impareranno a contare gli uni sugli altri che potranno uscirne a testa alta.

Come è nata l’idea che lo ha ispirato?

L’idea per questo libro nasce dall’esigenza di riflettere sulle dinamiche familiari attraverso un ritratto che fosse verosimile, nel quale il lettore potesse credere e immedesimarsi, simpatizzare con un un personaggio piuttosto che un altro: l’ispirazione del romanzo nasce dalla voglia di tratteggiare alcuni personaggi con le loro debolezze e fragilità, di metterli di fronte al destino e di immaginare come reagiranno. 

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

C’è molto del mio passato e storie della mia famiglia: i personaggi sono ispirati a  persone in carne ed ossa perse nelle pieghe del tempo ma non ci sono mai io, nel senso stretto della mia persona.

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Fantastico: adesso  la cosa che mi interessa di più è confrontarmi con chi ha letto il libro e quando vedo che l’emozione che ho provato io nello scriverlo è arrivata ai lettori, mi sento finalmente soddisfatta.

Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?

Fin da bambina ho avvertito l’esigenza di scrivere e  ho sempre scritto fino a quando la scrittura non è diventata un mestiere, quando ho lavorato come giornalista: oggi ho abbandonato quell’attività ma da allora ho maturato l’idea di narrare delle storie e sono nati alcuni manoscritti rimasti negli anni nel cassetto.

Cos’è la lettura, per te?

Rispondo con una frase di Salgari che mi piace ricordare quando mi chiedono una dedica sulla prima pagina del libro: “la lettura è un viaggio senza l’ingombro dei bagagli”.

Cosa ti piace leggere?

Il genere che leggo di più è il giallo, anche se ultimamente mi sono concentrata sulle saghe familiari, mettendomi alla prova con la lunghissima saga dei Cazalet di Jane Howard. In passato ho letto molto Allende e tendo a evitare libri leggeri, i cosiddetti ‘libri da ombrellone’, forse perché sono alla ricerca di emozioni.

E’ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?

E’ la cosa più difficile. In teoria, per farlo al meglio, quello della scrittura dovrebbe essere un vero e proprio lavoro ma, nel mio caso, non è possibile.

Che tipo di lettrice sei?

Una lettrice  a singhiozzo, nel senso che devo trovare il tempo della lettura. Una lettrice da vacanza che in una settimana è facile che legga quattro libri per poi metterci mesi per riuscire a finirne uno nel resto dell’anno.

Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo libro?

La pubblicazione del romanzo non è merito mio ma di mio marito, decisamente più intraprendente: è lui che ha inviato il romanzo all’editore e che continua a curare la promozione, mentre per me inizia e finisce tutto nella scrittura.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Sicuramente le reti sociali offrono un’ottima opportunità agli scrittori che si sentono un po’ spaesati, abbandonati, perché non dovrebbe essere loro a occuparsi della promozione, ma dovrebbe essere un compito delle case editrici; in un sistema in cui si pubblicano migliaia di libri ogni anno, senza contare il self publishing, diventa fondamentale essere presenti sui canali sociali per farsi conoscere e per avere visibilità.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho già pronto – o quasi – un romanzo drammatico e visionario ambientato negli anni 20 e un altro su una donna cocciuta dalla grande forza interiore ambientato nel dopoguerra.

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